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IL GATTO: COMPORTAMENTO ALIMENTARE

Il gatto: comportamento alimentare in un animale che nasce predatore

Quando diamo da mangiare al nostro gatto, abbiamo mai pensato a come lui gradirebbe alimentarsi?


Bisognerebbe innanzi tutto considerare che, a differenza del cane, il gatto non ha perso le sue caratteristiche peculiari di predatore nonostante l’opera di domesticazione sia oramai perpetuata da decenni.


Queste caratteristiche si comprendono bene osservando il comportamento dei nostri mici di “casa” durante il gioco: tutto è improntato alla cattura della “preda”, che sia questa rappresentata da un oggetto (in movimento o meno) o dalle nostre mani o piedi, con appostamenti, agguati e balzi improvvisi (per inciso, sopprimere questo istinto non è certo salutare per i nostri gatti costretti spesso nei nostri appartamenti senza poter avere la possibilità di uscire all’aperto).


Il gatto è un carnivoro stretto e si comporta nella scelta di un alimento di conseguenza, preferendo alimenti ricchi di proteine e grassi e poveri di carboidrati. Inoltre la sua preferenza è normalmente quella di fare numerosi piccoli pasti distribuiti durante tutto l’arco della giornata (sarebbe forse meglio dire nell’arco delle 24 ore, visto che molti prediligono anche lo spuntino notturno).

Questo pone inevitabilmente delle domande a cui dovremmo cercare di offrire delle risposte quanto meno convincenti.


Il fatto che il gatto sia un carnivoro stretto e che di per sé preferisca alimenti maggiormente ricchi di proteine e grassi ci dovrebbe portare a scegliere quantomeno dei cibi che si avvicinano a queste caratteristiche (cosa peraltro non impossibile a farsi).


Ma come si fa a soddisfare la richiesta di “pochi piccoli pasti nell’arco delle 24 ore”?

Pochi di noi hanno la possibilità (o la voglia) di proporre il cibo al proprio gatto 15 – 20 volte al giorno. Con i cibi secchi questo sarebbe possibile lasciando a disposizione il quantitativo adatto nelle 24 ore, ammesso che il nostro micio abbia la capacità di autoregolamentare il suo accesso al cibo. Qui ci sono delle discordanze di pensiero in quanto che c’è chi sostiene che quest’ultimo metodo sia predisponente all’obesità, mentre per altri non lo sarebbe. Inoltre ci sono comunque delle criticità dovute al fatto che non proprio tutti i gatti si comportano nello stesso identico modo…anzi. Ci sono dei gatti cosiddetti “neofili”, cioè che preferiscono sempre alimenti “nuovi”, oppure quelli che soffrono di “avversione alimentare” per accadimenti “sgradevoli” subiti durante l’assunzione di alimento che verrà quindi disdegnato per periodi medio-lunghi, o, peggio, quelli affetti da patologie che ci costringerebbero a modificare il regime alimentare con il rischio dell’insorgere del fenomeno della “neofobia”, cioè dal rifiuto assoluto di assumere il nuovo cibo proposto in una situazione di stress dovuto alla patologia stessa.


Bisognerebbe inoltre favorire l’atteggiamento predatorio e di ricerca rendendo (passatemi il termine) un minimo difficoltoso l’accesso al cibo, e questo è possibile attraverso l’utilizzo di dispositivi che costringono il gatto a impegnarsi nel raggiungere l’alimento. Molti gatti prediligono l’alimento quando sono costretti a procurarselo (atteggiamento naturale di ricerca della preda).


Ma sono veramente tutti così?

Certamente no! Ma perché?? Forse la risposta sta nel fatto che noi abbiamo modificato  lo stile di vita dei nostri gatti stravolgendone anche le abitudini alimentari, portando involontariamente alcuni dei nostri amici pelosi al rischio obesità o all’insorgenza di patologie del comportamento.

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