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Immagine del redattorematteofiorivet

LA CONSERVAZIONE DEL CIBO DESTINATO AL CANE E AL GATTO

Conservare in modo corretto e consapevole

Un qualsiasi cibo confezionato è sottoposto a rigide normative che riguardano l’intero processo di produzione, a partire dalle materie prime fino alla vendita al consumatore finale. 


Le normative riguardano sia i prodotti destinati al consumo umano, sia i prodotti destinati ai nostri animali domestici. I processi di produzione e di commercializzazione non sono privi di criticità.


I produttori, i distributori e i rivenditori devono porre particolare attenzione nel rispettare i criteri che permettono di far pervenire il cibo nel “piatto” del consumatore in modo da garantirne qualità e sicurezza.


Ma gli utilizzatori finali (noi) sono così sicuri di garantire la stessa sicurezza e qualità nella conservazione del cibo dopo averlo acquistato? Sappiamo tutti che la conservazione di un qualsiasi alimento deve poterlo preservare dai rischi di deterioramento che non solo ne cambierebbe le caratteristiche di qualità, ma potrebbe oltremodo comportare dei problemi per la nostra salute e per quella dei nostri animali.


Ma quali sono i rischi per una “crocchetta” di deteriorarsi?

Sicuramente il maggior rischio è quello dell’ossidazione dei grassi (irrancidimento) presenti in buona quantità sulla superficie delle crocchette. L’utilizzo di antiossidanti in fase di produzione garantisce una stabilità a prodotto “chiuso”, stabilità che inevitabilmente si perde sempre di più con il passare del tempo una volta aperto il contenitore. Mentre per le diete “umide” (inscatolate o imbustate in idonei contenitori sigillati e sterilizzati a fine processo) la percezione che ha il consumatore che il prodotto, una volta aperta la confezione, sia facilmente deperibile, per il prodotto secco questa percezione spesso viene a mancare.


Quale norma di comportamento adottare?

Il primo consiglio è (purtroppo) antieconomico: acquistare confezioni non troppo grandi in modo che il prodotto possa essere consumato in tempi brevi (in ogni caso non più di un mese).


Altri consigli riguardano la conservazione in senso stretto: evitare di travasare continuamente il prodotto in altri contenitori; conservarlo quindi nel suo contenitore originale ben chiuso e privato il più possibile dell’aria introdotta all’apertura; porlo in un ambiente fresco e asciutto.


Per gli alimenti commerciali umidi il consiglio è di conservarli in frigorifero (no congelatore) qualora siano avanzati una volta aperti, e consumarli in tempi brevi.


E per gli alimenti freschi?

I rischi maggiori sono ovviamente quelli legati alle contaminazioni del cibo in genere, rischio che diventa maggiore qualora somministrato crudo (soprattutto carni e pesci).


Un rischio spesso sottovalutato è quello legato all’irrancidimento di alcuni oli oggi sempre più utilizzati nelle diete casalinghe. Per esempio gli oli di pesce, ricchi in acidi grassi insaturi ma facilmente ossidabili. Per questo motivo andrebbero conservati al buio, in un luogo fresco, in contenitori di vetro scuri o comunque nel loro contenitore originale, ed utilizzati nell’immediato come “condimento”.


Gli alimenti avanzati contenenti oli di pesce non dovrebbero quindi essere conservati (al massimo per poche ore in frigorifero, chiusi in contenitori adatti per limitarne l’esposizione all’aria).



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