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Immagine del redattorematteofiorivet

PRESSATI A FREDDO O CROCCHETTE?

Ultimamente molti proprietari di cani e gatti (e anche colleghi veterinari) chiedono consigli e delucidazioni su una tipologia di alimento commerciale: il “pressato a freddo”


Tale alimento promette e amplifica con messaggi pubblicitari caratteristiche nutrizionali migliori o comunque superiori dell’alimento secco estruso (crocchetta). Ecco alcune considerazioni che ritengo utile sottolineare, senza peraltro addentrarmi in eccessivi tecnicismi.





L’alimento “pressato a freddo” esiste nel commercio da molto tempo ed è stato ed è tutt’ora utilizzato come alimento commerciale formulato per altri animali come il cavallo, il coniglio o i pesci. Altro non è (per chiamarlo con il suo nome originale) che il “pellet”.


Come viene prodotto il pellet?

In parole molto semplici, la materia prima viene introdotta in un macchinario che permette, attraverso la pressione operata verso un piatto traforato, di passare attraverso appunto dei fori le cui dimensioni creano la struttura tipica dei pellet, che hanno delle caratteristiche di umidità e consistenza dipendenti dagli ingredienti utilizzati. Il tutto avviene a temperature fra i 30° e i 40° centigradi, ed è per questo che la pressatura viene definita “a freddo”. Ma la pressatura di cosa?

Le materie prime che vengono utilizzate per produrre il pellet sono le stesse che vengono utilizzate per produrre l’estruso (crocchetta): sono materie prime di “terza categoria”. La “terza categoria” è costituita da quegli alimenti sottoposti (legge 142/2011) ad un trattamento termico adeguato (da 90° a 120° con tempi stabiliti a seconda del processo scelto).


Il messaggio maggiormente diffuso è che il prodotto “pressato a freddo” non ha subito praticamente la cottura: questo è vero, ma si omette che la cottura delle materie prime è avvenuta obbligatoriamente prima della pressatura.


Inoltre le materie prime utilizzate vengono disidratate e sfarinate per ottenere poi un impasto adeguato a poter subire il processo di pressatura a freddo. E’ praticamente impossibile poter immettere ingredienti freschi in un macchinario per la pressatura a freddo. Contrariamente il processo di estrusione permette di introdurre ingredienti “freschi” (che poi comunque verranno sottoposti al processo di cottura ad alta pressione).


Inoltre nei “pressati a freddo”, al fine di ottenere un prodotto omogeneo e digeribile, vengono utilizzati degli amidi “pregelatinizzati”, al contrario dei prodotti sottoposti a estrusione dove non è necessaria questa procedura perché il processo garantisce una gelatinizzazione (che rende gli amidi digeribili) dovuta alla cottura ad alta pressione.


Al fine di rendere l’alimento “completo”, vitamine e minerali vengono aggiunti a bilanciamento della dieta in entrambe le procedure. I grassi vengono introdotti nei pressati a freddo nella fase precedente la pressatura e in quantitativi moderati, pena la difficoltà nel rendere il prodotto “omogeneo”; nel prodotto estruso i grassi vengono introdotti principalmente alla fine del processo di estrusione (fase di “coating”). Attenzione quindi alla lettura delle etichette.



Ultima considerazione sulla presunta prova della digeribilità: in molti canali “web” verrebbe dimostrata la maggiore digeribilità del pressato a freddo (pellet) rispetto all’estruso (crocchetta), mettendo il prodotto in acqua e verificando come il pellet si “disgreghi” in pochissimo tempo al contrario della crocchetta. Tale fenomeno riguarda un processo che si chiama “dissoluzione” e dipende dalla coesione degli elementi presenti nel prodotto (principalmente gli amidi) e non ha niente a che vedere con la digeribilità.


Ulteriori dubbi sugli alimenti pressati a freddo? Scrivimi per una consulenza



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